Se ne sente tanto parlare, ma chi sa davvero cos'è il Mal d’Africa? Nostalgia, uno stato dell’anima prima ancora che mentale, il respiro che manca all'improvviso e quella struggente malinconia che ti coglie, di quelle che verrebbe voglia di fare una follia e prendere il primo aereo disponibile: destinazione Africa.Non esiste una definizione precisa di Mal d’Africa, proprio perché i sentimenti che ognuno prova sono talmente differenti e così intimi che si può solo pensare di viverli e di conseguenza cercare di spiegare.Abbiamo chiesto ad alcuni viaggiatori, per la precisione travel blogger, che hanno fatto della loro vita un viaggio, che cosa è per loro il Mal d’Africa e ci hanno risposto così: Elisa e Luca di Mi Prendo e Mi Porto Via Elisa: “Mi sono ammalata di Mal d'Africa la prima volta nel 2002. Era il mio primo viaggio fuori dall'Europa, destinazione Angola. La prima volta che ho visto una terra tanto rossa da abbagliare, la prima volta che ho visto sorrisi stupiti di bambini nel vedere la mia pelle bianca, la prima volta che ho mangiato per terra con le mani. Il Mal d'Africa per me è tutto questo, sono paesaggi e volti che ti entrano dentro e ti vengono a trovare quando meno te l'aspetti chiusa nel tuo appartamento nel caldo torrido della Padania.”Luca: "Il Mal d'Africa è il ricordo di una luce tutta particolare, mai vista né prima né dopo in nessun'altra parte del pianeta, che appare nel tardo pomeriggio e ricopre tutto come fosse una coperta d'oro."Serena di Mercoledì tutta la Settimana "Ho sempre pensato che il vero Mal d'Africa si facesse sentire dopo un viaggio nell'Africa nera, dopo un safari coi nervi a fior di pelle e quei tramonti incendiati che si possono vedere solo a certe latitudini. Ancora non ho provato queste sensazioni, ma nel mio piccolo, dopo un paio di viaggi in Marocco, posso dire che in piccola parte il Mal d'Africa si fa sentire anche così. Spesso mi ritrovo a pensare al rombo dell'Oceano di fronte a Essaouira, al suq vociante di Fez e al tatuaggio all'henné fatto in piazza Jemaa el Fna a Marrakech... ed è subito nostalgia!"
Martina di Pimp My Trip"Ho provato il Mal d'Africa più volte nella mia vita, ma mai forte come poco prima di partire dalla Tanzania. Si, perché il Mal d'Africa ti prende non dopo che sei tornato, ma quando ancora sei là, quando guardando l'orizzonte pensi che tra poco dovrai lasciare quella terra ed allora ti sale un nodo in gola strettissimo, una forte malinconia, come se si stesse per dire addio alla propria casa. Credo che il Mal d'Africa sia perché si sta per spezzare un legame molto forte, un legame che si crea inconsapevolmente tra il nostro io più profondo e la terra selvaggia, un legame che ci ricorda quello che eravamo prima di crearci intorno un mondo non nostro, fatto di palazzi e cemento. Per me il Mal d'Africa è creato da questo, da un inconscio desiderio di continuare a rimanere legato ad una terra che ancora oggi si affronta a piedi nudi. Dal Mal d'Africa non si guarisce mai. Può attenuarsi forse, ma una volta che ci si è ammalati si ha la consapevolezza che non si potrà mai più fare a meno di desiderare, prima o poi, di tornare là".
Farah di Viaggi nel Cassetto
"Il ricordo di un tramonto tra le dune del deserto. La gentilezza estrema delle persone. I sorrisi dei ragazzi berberi e l'umiltà di ogni singolo gesto. Il mal d'Africa è questo e molto più, è una nostalgia devastante che plachi solo una volta tornato lì, ad assaporare e sorridere tra le gioie più semplici".Giovy di Emotion Recollected in tranquillity"Africa per me vuol dire Senegal. Quando in Italia faceva un gran freddo e tutto era ghiacciato, io atterravo a Dakar per un viaggio solitario. Sono arrivata col cuore curioso e con la voglia di scoprire davvero quel colorato pezzo d'Africa. Ho vissuto tutto davvero intensamente ma ogni cosa è diventata più forte quando, in un assolato pomeriggio di dicembre, ho partecipato alla festa di fine Ramadan in un villaggio dalle parti di Thiès. Lì ho assaggiato il succo del frutto del baobab e ho visto con i miei occhi l'intensità della lotta tradizionale che gli uomini mettono in scena nei momenti di festa. Non so se il Mal d'Africa mi abbia preso, perché ho nostalgia per quel viaggio ma non tanta come per altre zone del mondo. Quello che però mi stringe il cuore e mi fa desiderare di essere ancora là è il ricordo dei profili dei baobab al tramonto. Sembravano neri giganti intenti a proteggere il villaggio, alti e potenti contro un cielo che si tingeva di arancio intenso".Silvia di The girl with the Suitcase"Finora non sono stata nella vera Africa, quella dei villaggi e dei bambini a piedi nudi, quella degli animali della savana in libertà, e mi dispiace. Però ho conosciuto quella dell'Egitto, con i colori accesi della sua grandiosa barriera corallina e con il profumo delle sue spezie nei mercati meno turistici. Di questa Africa mi manca il vento caldo a tutte le ore, il cibo speziato e la musica frenetica della danza Tannoura, quella dove gli uomini girano vorticosamente con indosso grandi gonne. Ma sogno di provare il vero Mal d'Africa. Un giorno, ne sono certa".Kinzika di 100days"Tre settimane malata, sei visite all'ambulatorio locale e tantissimi farmaci, tanto che Alessandro aveva puntato quattro sveglie al giorno per distribuire l'assunzione delle medicine. Buona parte del viaggio in Kenya lo abbiamo passato così, tra la crescente preoccupazione dei nostri genitori e i ragazzi del luogo che dicevano che ci serviva "il medico dei bianchi" (sì, perché noi andavamo all'ambulatorio dove si facevano visitare i kenioti). Il mio Mal d'Africa però non è assolutamente quello, anche se ci abbiamo scherzato tante volte. Ho provato emozioni semplici e profonde, ho incontrato occhi sorridenti nonostante la povertà, ho visto spiritualità in gesti quotidiani. Prima dell'avventura 100days non c'era mai stata grande affinità con il continente africano, ma adesso sogno ad occhi aperti il prossimo viaggio: Somaliland, Senegal, Namibia, Uganda. Il Kenya è forse una delle zone meno impegnative e so bene che un continente così grande non può sempre regalare le stesse emozioni, ma adesso sento come un cordone ombelicale che mi lega a "Mama Africa". Lì il mio cuore batte più forte e vigoroso, al ritmo di tamburi bantu e orutu".Ezio di Spezio"Non mi piace parlare di Mal d'Africa, perché quello vero forse non l'ho ancora provato, ma preferisco parlare di piacevole nostalgia. Si perché dopo il mio ultimo viaggio di Marzo nel Sud estremo del Marocco, tra villaggi berberi e città di mare ho capito che quello che mi manca è la verità di questa terra. Lì ho trovato gente davvero disponibile e sincera. Persone che con un sorriso raccontano e ti fanno sentire a casa. Ecco per me il Marocco è stato questo, scoprire una nuova casa tra le rocce di Tafraout o sulla spiaggia di Mirleft." Poi ci sono anche opinioni diverse, di chi il Mal d'Africa non l'ha conosciuto, come ad esempio quello di Cabiria di Trip or Treat"Io e l’Africa non ci siamo date molte possibilità, lo ammetto, forse perché la mia vera passione è per un continente che sta un po’ più a est. Sono partita per il Kenya senza aspettative, che poi se ci si pensa è la condizione migliore per iniziare un viaggio, e invece niente: quando me ne sono andata l’ho fatto senza malinconia, a me che una punta ne viene sempre, così sono rimasta un po’ stranita, quello sì. Ancora oggi però non c’è niente che mi spinge a tornare in un continente che per certo è in grado di muovere grosse emozioni: io e l’Africa non ci siamo capite troppo, questo è chiaro, e forse è proprio perché non ci siamo date molte possibilità. Ora come ora però non ne cerco, sono sincera. Ma sono anche molto fatalista, quindi chi può dirlo: se in queste possibilità ci inciampo sul serio, garantisco che non faccio nulla per rimanere in piedi!"A noi, però, pensando al Mal d'Africa, piace chiudere con il contributo di Barbara di Reporter per Caso
"Succede di solito all'improvviso, mentre sono impegnata a fare tutt'altro come il bucato o scolare la pasta, oppure sfoglio distratta una rivista in uno studio medico. Accade che la mente voli da sola in qualche parte nella Savana e che colori, odori e sensazioni ritornino prepotenti alla ribalta. È il Mal d’Africa, sotto forma di una struggente nostalgia, a impossessarsi del mio animo e a far ricordare vivide le albe infuocate e i tramonti romantici, gli animali allo stato brado e le regole di vita segnate della natura. Un male benigno di cui non esiste cura che innesca il desiderio di trovarmi subito altrove, estranea nella mia realtà, con la convinzione magari di aver avvistato una giraffa tra gli alberi del parco vicino a casa". E voi, in quale descrizione vi rispecchiate di più?
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