Una guida alla scoperta dei tempi di Bali assolutamente da non perdere. Siete d'accordo con noi?La classificazione dei templi di Bali, ad addentrarcisi in modo approfondito, è una faccenda terribilmente complicata. Mettiamoci poi che davvero ce ne sono migliaia, e non sto esagerando, capirete quindi che è facilissimo perdersi!Qui ne ho scelti cinque che in un modo o nell’altro hanno la loro importanza: non sono i miei preferiti e non sono nemmeno i più belli, ma sono quelli che secondo me danno un’idea abbastanza completa del panorama che offre l’isola.
Il Pura Besakih è il tempio più grande di Bali, e non a caso è chiamato anche “Mother Temple”; è senza dubbio uno dei più controversi perché questo suo ruolo da star, diciamo così, l’ha trasformato in una vera e propria attrazione turistica.
Sicuramente ha perso la freschezza e l’intensità che si respira altrove, e in alcune sue zone sembra davvero di stare in un gran mercato dove tutto è in vendita, ma secondo me non si può non vedere.È un complesso enorme di 23 templi, nella zona est dell’isola, sulle pendici del monte Agung, e il suggerimento che posso darvi è senz’altro quello di visitarlo in autonomia: all’ingresso verrete infatti assediati da guide che vi diranno che non si può accedere se non accompagnati, ma voi ignoratele e andate avanti, dopodichè godetevi lo spettacolo!
Il Pura Goa Lawah se ne sta un po’ sperduto dalle parti di Padang Bai, costa sud-est, ma in realtà è uno dei templi marini più importanti di Bali.
I balinesi lo chiamano anche “bat cave”, perché l’altare sta di fronte ad una grotta piena di pipistrelli, che in effetti sono la vera e propria attrazione del sito, almeno per i curiosi come me!L’importanza di questo tempio ha a che fare proprio con la grotta: la leggenda vuole che sia collegata al Pura Besakih da un canale sotterraneo, che percorrerebbero gli spiriti dei morti dopo essersi purificati nei pressi dell’acqua, per ascendere al monte sacro, il Gunung Agung.
Anche il Pura Uluwatu fa parte dei templi marini, ma ha una particolarità: si tratta di uno dei templi marini della costa ovest che sono costruiti in sequenza, in modo tale che da un tempio si veda il successivo: non sarebbe una brutta idea quella di farsi un itinerario a tappe seguendo tutto il loro percorso!
Il tempio di Uluwatu è conosciuto anche come tempio dei surfisti: è costruito a picco su una scogliera della penisola di Bukit, dove le onde sono tra le più alte di tutta l’isola.
Anche il Tanah Lot fa parte della fila dei templi marini della costa ovest: è quello che senza dubbio vince il “premio scenografia”, soprattutto quando si avvicina l’ora del tramonto; è spettacolare vedere il sole che scende alle sue spalle, ma è anche molto…affollato, diciamo così.
Questo tempio viene infatti preso d’assalto sul finire della giornata e in effetti in quel momento può diventare invivibile: è proprio per questo che io ho scelto di andarci la mattina, tra l’altro con la bassa marea, così sono riuscita ad avvicinarmi un po’ di più (l’ingresso invece è off limits, consentito ai soli balinesi): nelle mie foto il cielo non è infuocato ma è blu, e sinceramente non mi dispiace così tanto! Lo rifarei, insomma.
Il Pura Lempuyang è uno sky temple, tra l’altro neanche di quelli più frequentati: i suoi 1700 gradini in effetti sanno essere un valido deterrente; l’ho messo in questo elenco perché è il mio tempio del cuore, confesso.
È una faticaccia salire fino in cima, è vero, ma il tragitto è davvero impagabile: se decidete di affrontarlo, non aspettatevi niente di che una volta arrivati lassù, se non una vista mozzafiato (e scusate se è poco), piuttosto godetevi la strada, dall’inizio alla fine.Che poi il significato del viaggio è proprio questo, no?
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