Rajasthan: il mio itinerario

Il mio itinerario del Rajasthan è partito da Agra, che a voler fare i pignoli proprio Rajasthan non è; ho raggiunto Agra da Delhi, e mi sono fermata per un giorno: ho dedicato la mattinata al Taj Mahal, e nel pomeriggio mi sono spostata di 40 km, nella città fortificata di Fatehpur Sikri, che ora è abbandonata e che davvero merita di essere vista, con i suoi scorci pennellati dall’arenaria rossa.

Fatehpur Sikri

Nel tardo pomeriggio sono rientrata ad Agra per un giro al Kinari Bazaar e per vedere la sua moschea, Jama Masjid: a costo di passare per squilibrata, vi devo confessare che è proprio questa la parte della città che ho apprezzato di più.

Jama Majid

Il giorno dopo sono partita davvero per il Rajasthan: direzione Jaipur, la città rosa, la mia preferita in questo viaggio nell’India del nord. Il consiglio migliore che si può dare su Jaipur è quello di scoprirla a piedi: non è troppo grande, e dietro ogni angolo nasconde un mercato o un palazzo che davvero non ci si aspetterebbe di vedere. A proposito di palazzi, ne segnalo invece uno che ci si aspetta eccome, l’Hawa Mahal, il palazzo dei venti, che ricorda molto un alveare: le numerosissime finestre furono aperte per permettere alle donne di casa di vedere il mondo fuori senza essere viste a loro volta.

Hawa Mahal

Ho lasciato Jaipur per andare verso sud, e la prima tappa di quella giornata sulla strada è stata per l’Amber Fort: questa fortezza è una delle più imponenti nelle quali mi sia mai imbattuta; è molto turistica e molto affollata, vero, ma è anche da vedere. La vera sorpresa del viaggio però mi aspettava di lì a poco, e portava il nome di Ajmer. Di Ajmer ho un ricordo vivissimo del Dargah of Khwaja Muin-ud-din Chisthi, il santuario sufi dove mi sono imbattuta in una cerimonia colorata, e soprattutto negli sguardi increduli di chi fissava l’unica faccia occidentale nei paraggi. È un posto senza troppi fronzoli, ma è gonfio di atmosfera, vale qualsiasi deviazione. Da Ajmer sono ripartita per Pushkar, la tappa che aspettavo più di tutte e anche quella che mi ha delusa maggiormente, a dimostrazione del fatto che quando non si hanno troppe aspettative c’è sempre tutto da guadagnare. Non sconsiglierei a nessuno di vederla, questo no, ma sicuramente non offre un assaggio dell’India autentica, se mai ne esiste una; io l’ho trovata piuttosto “costruita”, passatemi il termine, piena di occidentali che si sforzavano di fare gli alternativi. Il tramonto sul lago invece no, quello è splendido, ed è uno dei migliori visti in India, confesso! E poi c’è lei, Jodhpur, dove per un colpo di fortuna mi sono imbattuta nel corteo di un matrimonio, e per un pezzo l’ho seguito: questo sì che è stato l’assaggio d’India che volevo, anche se da imbucata! A Jodhpur quello che rimane impresso è sicuramente la città vecchia, con le sue case blu, e la vista dal Mehrangarh Fort: saliteci con calma a piedi e godetevi la strada, quando poi guarderete giù dalle mura, quello che vedrete ve lo ricorderete per sempre.

Jodhpur

Da Jodhpur sono tornata direttamente a Delhi, per il mio ultimo giorno indiano prima di ripartire: ho dovuto sacrificare in questo mio giro Udaipur e Jaisalmer, perchè i chilometri per raggiungerle erano troppi e il tempo per gustarmele come avrei voluto sarebbe stato troppo poco. Ma in casi come questi si dice sempre che almeno c’è un’ottima ragione per tornare, no? Facciamo che conto di scoprire se questa diceria è vera oppure no!

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