Visitare le piramidi durante lo scalo al Cairo

“Impiccatemi con le cinghie del mio zaino se un giorno mi vedrete prendere parte a un tour organizzato.” C’è sempre troppa gente, sono carissimi e ti portano sui percorsi più battuti in compagnia di vecchietti sovrappeso, coi sandali e i calzini bianchi e la bridge Fujifilm al collo. L’altro giorno passavo per l’aeroporto del Cairo: facevo uno stop tra il volo da Dar es Salaam e quello per Milano. Il mio viaggio era iniziato il giorno prima, alle 8am, e dopo un’ora di jeep tra la vegetazione tropicale africana, un volo su un Cessna C208b, e un volo da una parte all’atra dell’equatore, eccomi nella capitale egiziana. Volevo approfittare delle 6 ore di scalo per vedere le piramidi.

Su dei forum qualcuno chiedeva come fare, ma le risposte contemplavano solo due soluzioni: il noleggio di un veicolo con autista o un taxi. Ho trovato alcune compagnie che offrivano tour di mezza giornata con pick-up dall’aeroporto e ritorno per circa 100$. Fuori budget. All’aeroporto, tra una voce e l’altra finisco al banco di Karnak, l’agenzia di Egyptair che organizza dei tour al volo, tra un volo e l’altro. Questa non è una pubblicità, anzi: non esiste nessuno al mondo che mi abbia irritato quanto quelli di questa compagnia egiziana e il loro customer care. Avevo appena prenotato il volo MXP-DAR ma per motivi di lavoro scopro di dover cambiare le date di partenza. Chiamo ininterrottamente per tre giorni il servizio clienti che per un motivo o l’altro non risponde. Circa 200 chiamate a vuoto, e quando qualcuno rispondeva non era capace di aiutarmi. Tra i tanti tour che Karnak offre, ce n’è uno di quattro ore: visita alle piramidi e alla sfinge per 35€ a testa, siamo in due. Il prezzo include il trasporto con autista dall’aeroporto e ritorno, una guida, il biglietto d’ingresso del parco -che da solo vale 10€- e il prezzo dei permessi. Faccio un veloce calcolo costi/benefici: trentacinque euro per evitare ore di attesa in aeroporto e vedere una delle 7 meraviglie del mondo… ma che vergogna, in un tour organizzato. Sgancio i soldi alla signora e saliamo in macchina. Sono le 7 am. Dopo un’ora siamo al cospetto di un capolavoro ingegneristico vecchio 4000 anni: 2 milioni di cubi di granito pesanti 1 tonnellata ciascuno per ogni piramide, impilati uno sopra l’altro da uomini che senza nessun aiuto meccanico hanno faticato 3 mesi l’anno per 30 anni (lavoravano solo nei mesi in cui le terre non potevano essere coltivate). Ancora non si sa come abbiano fatto. Un cimitero faraonico.

Al comodo in macchina, sotto l’aria condizionata, la guida ci spiega delle cose che in parte già sapevo, poi propone un giro sui cammelli, un safari, come lo chiama lei. Cara, mi sono già esposto troppo con questo tour, non vorrei m’iniziassero a piacere queste cose… Facciamo due foto, una passeggiata e andiamo alla sfinge. Parlando con la guida viene fuori che in città la situazione si è calmata ma che nonostante tutto non ci sono tanti turisti. È vero, in un posto così famoso non te lo aspetteresti: noi siamo gli unici stranieri della valle, il resto delle persone sono ragazzini egiziani in gita con la scuola. Per strada la polizia è armata di fucili d’assalto e vanno in giro nel retro di pick-up, con elmetti e giubbotti antiproiettile. Sono dei ragazzini. All’aeroporto c’era un tizio su un carro armato che con la canna puntava le macchine in ingresso: la prudenza non è mai troppa. Proprio mentre la guida scherza sul fatto che il loro ex dittatore era amico di un nostro ex presidente eletto e mi parla delle speranze degli egiziani riguardo ad un futuro più giusto, i poliziotti sul pick-up davanti alla nostra macchina, per scherzare, mi puntano in faccia un fucile d'assalto e ridono. Che simpatici burloni. Sono le 10.30 e il nostro giro sta per finire.

La guida dice che nel tour è inclusa la visita a un posto dove facevano le mummificazioni, usavano dei profumi, incensi e preparili le cataflastiche, con ciniesi armini. Cosa?? Non la capisco, rimane sul vago e inizia a dire parole a caso ma dice che è un posto molto bello; abbiamo ancora del tempo accettiamo l’invito. In pochi minuti ci troviamo sotto un cavalcavia, in una via impolverata e zeppa di spazzatura, persi chissà dove in una città che conta quindici milioni di abitanti. Ci hanno rapito, siamo sotto sequestro. Il classico tranello maghrebino, quello che inizia con “vuoi del thè?” Io conosco il trucco e dico “no grazie, l’ho appena preso”. Eccoci seduti in una stanza con incensi e profumi. Siamo in un negozietto pacchiano, dove inizia il nostro tour nell’universo di profumi esotici, naturali e preparati a mano. Siamo in una profumeria. Le guide hanno quel brutto vizio di portarti in giro per i negozi dei loro amici che vendono paccottiglia di ogni tipo. Certe volte sembra di non riuscire a tirarsi fuori dalla situazione ma il segreto è essere decisi nel dire ‘no, grazie’. E ripetere. Ripetere. Tornati all’aeroporto salutiamo il militare sul suo carro armato e saliamo sul nostro ultimo aereo, felici di aver portato a casa dei ricordi invece che sei ore in aeroporto E anche stavolta è andata bene. Fotografie dell'autore.

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