Il viaggio in solitaria è una specie di terapia che consiglio sempre a tutti: tante volte non è facile prendere la decisione di partire da soli. E' come se fosse una specie di terapia che consiglio sempre a tutti: tante volte non è facile prendere la decisione di partire da soli, ma una volta fatto il primo passo si scopre che poi c'è soltanto da guadagnare. La mia prima volta a Bali è stata da sola, me la sono presa comoda e mi sono fermata un mese e mezzo: quell’esperienza è stata senza dubbio la mia chiave di volta, perché da quel momento in poi è tutto cambiato.
Perché viaggiare da soli quindi? Perché dico che è un'esperienza che dovrebbero fare tutti? Qui vi metto qualche risposta che mi sono data.
Questa è una cosa che succede viaggiando anche in compagnia, ma quando si è da soli si amplifica, perché vengono meno tutti i filtri dietro cui ci rifugiamo nella vita di ogni giorno: un conto è immergersi in una cultura diversa in compagnia di qualcuno, un conto è farlo senza barriere, nudi. La prima sensazione è quella di smarrimento, i conti non tornano, ma poi pian piano si impara a capire di non essere il centro del mondo, ma solamente uno dei tanti puntini sparsi qua e là. Non è questione di cambiare o meno atteggiamenti e mentalità, è solo questione di rendersi effettivamente conto che c'è dell'altro e che non è per forza sbagliato: sembra poco, ma è proprio quello che fa la differenza.
Se viaggiate per conto vostro, sarete i soli responsabili di voi stessi, nel bene e nel male: non avrete una stampella cui appoggiarvi, e questo vale per le difficoltà vere come per qualsiasi tipo di idiozia. Non c’è bisogno che vi succeda chissà che per mettervi alla prova, è sufficiente gestire gli inghippi della vita di tutti i giorni; vi faccio un esempio molto stupido: i topi mi hanno sempre fatto abbastanza schifo, immaginatevi quando a Bali mi sono accorta che stavo dividendo il bungalow con uno di loro. Trovavo maglie rosicchiate, piccole cose fuori posto, poi un giorno l’ho visto: a casa probabilmente avrei urlato e implorato qualcuno di cacciarlo, laggiù mi sono dovuta far coraggio, e l'ho mandato via da sola (ok, prima l'ho chiesto a un balinese, confesso, ma lui era più spaventato di me, così non ho insistito). Vi sembrerà stupido, ma in quella occasione... autostima da vendere! E' stata una delle tante conferme che i limiti sono solo nella testa.
Questa cosa secondo me è molto importante: siamo la nostra compagnia più scomoda, perché, volenti o nolenti, con noi stessi ci dobbiamo convivere una vita intera, anche quando non ci piacciamo granché. Quando si sta in mezzo agli altri è molto più facile, perché tendiamo a mascherare i lati del nostro carattere che non ci vanno a genio, magari uniformandoci ad un gruppo, o emulando qualcuno che per qualche motivo è più figo. Quando siamo soli invece non si può fare, ed è qui che secondo me scatta una convinzione: non possiamo cambiarci a nostro piacimento, ma possiamo imparare ad accettarci un po’ di più e ad essere meno severi con noi stessi (insomma, siamo o no quelli che hanno scacciato il topo?).
Messa così sembra una gran contraddizione e invece è verissimo: una volta che facciamo pace con noi stessi e impariamo a volerci un po' di bene (del tutto mai, quella è utopia), allora è più facile stare anche con gli altri, innanzitutto perché si diventa un po’ più indulgenti nei loro confronti, perché ormai la consapevolezza che nessuno è perfetto è ben radicata, ma poi anche perché se siamo riusciti ad accrescere il nostro livello di autostima, avremo sicuramente meno timori a metterci in gioco, e magari a condividere qualcosa di più di noi stessi. Il massimo è quando ci accorgiamo che quello che abbiamo condiviso di noi può addirittura far bene a qualcun altro che incontriamo lungo il cammino: facciamo spesso l’errore di credere che i problemi che abbiamo siano solo nostri, e poi invece scopriamo che da questo punto di vista siamo (quasi) tutti uguali.
Il bello della partenza sta sempre anche nel ritorno: senza il ritorno, il viaggio avrebbe un valore totalmente diverso; è tornando che capiamo quanta strada abbiamo fatto, ed è proprio la distanza a permetterci di apprezzare quello che di solito ci circonda, che troppo spesso guardiamo con occhio un po’ distratto. Che dite, vi è venuta voglia di fare il famoso primo passo?
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