La Cina ha saputo stupirmi anche a tavola: credevo di aver ormai sacrificato la mia innocenza alimentare prima alla vista dei vermi fritti in Thailandia e poi a quella dei ragni e delle formiche in Cambogia (per non dire nulla delle Filippine con il loro balut), ma ovviamente mi sbagliavo.
Se andate a Pechino e volete farvi un'idea di massima di quello che può aspettarvi a tavola nel corso di un viaggio in Cina, il consiglio è quello di dedicare un po' di tempo in un posto che vi aprirà gli occhi: il Donghuamen night market. Mezzo chilometro di "streetfood hardcore" che va dal lato est di Donghuamen Street, al lato nord di Chenguang Street, nel centro della città.
La Cina è un paese grandissimo, con una cucina che varia parecchio a seconda delle diverse regioni, ma il bello di questo mercato è che offre la possibilità di trovare una selezione di 100 piatti provenienti da tutto il Paese, da quelli più tradizionali a quelli moderni: c'è davvero di tutto.
Prima di quella sera a Pechino, ad esempio, mai mi era capitato di vedere delle stelle marine fritte: vengono servite come snack da passeggio, come anche i cavallucci marini e tante altre creature più o meno identificabili del mondo sommerso. Anche le larve delle api sono segnate dallo stesso destino: c'è chi dice che fritto è buono tutto, ma onestamente ho preferito non verificare, cosa che invece ho fatto con dei banalissimi fagioli, che non avevo mai assaggiato cucinati in questo modo, e che mi sono piaciuti molto. Cosa ci facciano per renderli così croccanti, non lo so, ma alla fine quello che importa è il risultato, no?
Al Donghuamen night market ovviamente non mancano i famosissimi involtini primavera: ne ho assaggiati di diversi tipi, coi ripieni più o meno ignoti, e non sono rimasta mai delusa; insieme al classico riso bollito (che da solo però è molto triste, bisogna dirlo) sono l'ancora di salvezza per chi non si vuole lanciare in esplorazioni alimentari troppo avventurose.
Coi ravioli al vapore invece è questione di fortuna: personalmente ho preso qualche cantonata, ma è un rischio che secondo me vale la pena di correre; il problema dei ravioli è che sono un po' infidi: nelle loro vaporiere al bordo della strada sembrano sempre invitanti, ma poi all'assaggio le promesse alle volte non vengono mantenute.
Come in tanti altri Paesi asiatici, anche in Cina la scelta delle zuppe è a dir poco imbarazzante: se ne trovano di tutti i gusti, anche con tartarughe e rane, per colazione, pranzo o cena. Una cosa che invece non assaggiavo da un po' e che nello Yunnan è diffusissima sono le giuggiole: presente quelle del famoso brodo? Proprio loro, non è solo un modo di dire, esistono davvero. Il loro sapore, per chi non lo sapesse, ricorda un po' quello della mela, e generalmente più sono brutte più sono buone: per strada ne vendono tantissime, sempre come snack da passeggio.
Chiudo con un'appendice tutta da bere: in Cina il tè è un rito, oltre che una tradizione antichissima; nello Yunnan in particolare viene prodotto il Pu'er, ottenuto tramite la fermentazione delle foglie e poi compresso in diverse forme per la vendita: sulle bancarelle dei mercati si trova generalmente a dischi, più o meno grandi, marchiati a seconda del grado di invecchiamento e avvolti in confezioni che ne garantiscano l'autenticità e la provenienza.
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